Problem Solving Strategico

Il problema visto sempre dal medesimo punto di vista; siamo troppo occupati per analizzare le soluzioni.

Il PROBLEM SOLVING STRATEGICO è fondato sulla conoscenza dei “meccanismi” cerebrali sottostanti i processi cognitivi, in particolare sulla comprensione delle dinamiche consequenziali logico razionali che utilizziamo nel ragionamento attraverso la relazione di causa effetto, una relazione rigida alla base della complessità nella ricerca di soluzioni efficaci ed efficienti.

Cos'è il problem solving:

Karl Popper (1972) indicava le fasi che conducono alla scoperta nel processo della ricerca scientifica:
• si inciampa in un problema
• si studiano tutti i tentativi messi in atto come soluzioni
• si cercano soluzioni alternative
• le si applicano
• si misurano gli effetti
• si corregge la strategia sino a renderla efficace
Quanto descritto è il fondamento di qualsiasi processo di problem solving ovvero, un metodo rigoroso per trovare soluzioni ai problemi.

Tuttavia mentre la scienza ha il compito di dare spiegazioni ai fenomeni che studia il problem solving rappresenta la tecnologia per trovare le soluzioni ovvero i metodi che permettono di raggiungere gli obiettivi specifici per la realizzazione del progetto.

Se la scienza ha il compito di fornire una descrizione esplicativa sull’oggetto di studio fornendo spiegazioni in termini di causalità, casualità, necessità e temporalità, la tecnologia si limita a fornire i mezzi per raggiungere gli scopi, le procedure e le tecniche per raggiungere gli obiettivi prefissati.

La scienza e la filosofia si interessano del sapere, la tecnologia e la logica del saper fare, sono “saperi operativi” non speculativi e riguardano ciò che è indispensabile per il raggiungimento di un fine.

Di fronte a un problema siamo soliti cercare la spiegazione piuttosto che la soluzione.
La trappola è che la soluzione non necessita della spiegazione del problema, della ricerca dei perché, le spiegazioni sono spesso sprovviste di prove empiriche, risultano fuorvianti e basate sulla nostra conoscenza a priori delle cose e sulle nostre convinzioni, inoltre qualora fosse possibile determinare la causa di un problema questa non corrisponderebbe mai alla sua soluzione.
Cause e Soluzioni sono cose diverse.

Tendiamo a cercare le cause sulla base di un processo logico, la relazione di causa effetto, descritto anche come processo ordinario ovvero, nella misura in cui agiamo e costruiamo i pensieri e le azioni seguiamo un processo di causa effetto, tendiamo a pensare che se da A passiamo a B la causa di B sia A, un esempio banale potrà aiutare a comprendere il concetto: se io prendo il treno da Roma a Milano quando mi troverò a Milano potrò dire di esserci e attribuire la “causa” della mia presenza a Milano al viaggio con partenza Roma, questo è vero! Ma non è la verità…. Ammetiamo che una persona si trovi a Milano, potremmo mai affermare che si trova a Milano in quanto proveniente da Roma? Evidentemente no, i sistemi complessi sono connessi da molteplici relazioni e non è così semplice, ammesso che sia utile, determinare le cause, sicuramente non lo è per trovare le soluzioni.

Il PROBLEM SOLVING STRATEGICO si basa sullo studio dei problemi a partire dalle loro soluzioni e dai modelli di logica strategica non ordinaria per la definizione delle strategie di intervento, inizialmente applicati nel contesto del cambiamento terapeutico e successivamente studiati e poi applicati nel campo della consulenza aziendale.

Il PROBLEM SOLVING STRATEGICO è alla base dell’approccio strategico dove le organizzazioni prendono decisioni consapevoli riguardo a come allocare risorse e competenze per raggiungere i loro obiettivi a breve medio e lungo termine.

Strategico = finalizzazione all’obiettivo, ciò che consente di realizzarlo.

I capisaldi del modello sono:
• La definizione del problema/obiettivo
• Individuazione delle tentate soluzioni disfunzionali
• Introduzione del cambiamento

Nei sistemi complessi come le aziende, è possibile che in alcune circostanze non si tengano in debita considerazione le conseguenze delle dinamiche interpersonali e delle idiosincrasie culturali a partire da quelle tra le generazioni all’interno del processo aziendale sia in termini di efficacia che di efficienza, che in alcune condizioni terminano in conflitti, controversie, comportamenti competitivi in ambienti dove la cooperazione sarebbe da preferire e viceversa, in generale la soluzione dei problemi è spesso affidata in modo quasi esclusivo alla intuizione e all’esperienza pregressa, dimenticando che le soluzioni precedenti raramente possono essere applicate in altri contesti, in considerazione del fatto che, se in passato hanno funzionato lo è stato per le specifiche caratteristiche della situazione e del contesto in cui si è presentata.

Spesso tendiamo ad applicare delle soluzioni che hanno funzionato in contesti simili ma non per questo sono uguali all’attuale.
Tendiamo ad adattare la soluzione disponibile, qui l’argomento porterebbe a trattare delle euristiche e dei bias, ovvero meccanismi che noi umani utilizziamo per prendere decisioni in modo più semplice per rispondere al criterio di economia nella gestione delle risorse cognitive, dobbiamo rassegnarci!!! Non possiamo decidere prendendo in considerazione tutte le opzioni e proiettarci nel futuro per valutare tutte le conseguenze possibili delle nostre decisioni, così prendiamo delle scorciatoie e commettiamo dei piccoli “errori “ di valutazione, più precisamente “distorsioni sistematiche”, ad esempio tendiamo a ricordare le situazioni più recenti , quelle che ricorrono con maggiore frequenza o che hanno maggiore rilevanza, sostituendole nel processo decisionale ad altre, che dovrebbero essere valutate con maggiore attenzione ma per una questione di risparmio energetico, economia, tendiamo ad escludere.

In generale, i problemi nel presente rispondono a problematiche nuove che non possono essere affrontate con le precedenti soluzioni o si confida oltremodo in raffinati algoritmi matematico – statistici che, per quanto utili, sono limitati alle elaborazioni di informazioni conosciute e già presenti sul sistema, senza poterne creare di nuove.

Lo studio dei problemi, a partire dalle loro soluzioni e i modelli di logica strategica non ordinaria, utili per la definizione delle strategie di intervento, sono stati applicati nel contesto del cambiamento terapeutico e nel cambiamento evolutivo.

Anche il cambiamento strategico è parte dell’approccio strategico e insieme al problem solving come tecnologia funzionale al raggiungimento di obiettivi specifici, tende a provocare un cambiamento di II° ordine, attraverso il sentire, ovvero il vivere una esperienza emozionale correttiva indotta da eventi casuali pianificati, in grado di aggirare o annullare le naturali resistenze al cambiamento, e rompere il precedente equilibrio omeostatico per definirne uno diverso il linea con l’obiettivo.

Se la scienza si interessa del sapere, la tecnica si interessa del “saper fare” come sapere operativo non speculativo: ovvero che ha il suo cardine metodologico nella conoscenza puramente razionale e prescindere dall’esperienza, che procede libero e autonomo, in forza delle sole leggi razionali del suo funzionamento.

Nel sapere operare non è necessario sapere tutto, ma solo quanto è indispensabile per raggiungere lo scopo.

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